Introduzione
Nel nostro ultimo incontro del book club di neu [nòi] abbiamo discusso di Persepolis, l’opera autobiografica di Marjane Satrapi che ha segnato la storia della graphic novel e della narrazione di memoria. Questo libro, pubblicato in Francia nel 2000 e arrivato in Italia nella versione integrale nel 2007, è molto più di un romanzo a fumetti: è un racconto di formazione, un documento storico, una testimonianza intima e politica.
Nel dibattito sono emerse molteplici chiavi di lettura: la ribellione e la ricerca della libertà, il senso di appartenenza e spaesamento, il potere della memoria e l’empatia nel riconoscere un’umanità comune, al di là delle frontiere geografiche e culturali.
Una Storia di Formazione tra Due Mondi
Persepolis segue la crescita di Marjane, nata nel 1969 in una famiglia progressista e benestante di Teheran, in un periodo di grandi cambiamenti per l’Iran. Attraverso i suoi occhi da bambina e poi da giovane donna, il lettore attraversa la rivoluzione islamica, la repressione del regime teocratico, la guerra Iran-Iraq e infine l’esperienza della migrazione e del ritorno.
Uno degli aspetti più discussi durante l’incontro è stato il contrasto tra il desiderio di ribellione e il bisogno di appartenere. Da piccola, Marjane assorbe l’educazione illuminata dei genitori e le idee rivoluzionarie della famiglia. Crescendo, però, si trova a scontrarsi con le contraddizioni della sua realtà: da un lato la resistenza al regime, dall’altro il conformismo della ribellione adolescenziale. In Austria, dove viene mandata per studiare e allontanarsi dal pericolo, si scontra con una libertà che non riesce a sentire propria. Tornare in Iran la fa sentire di nuovo fuori posto, bloccata tra due mondi senza appartenere davvero a nessuno dei due.
Il Potere della Memoria e la Storia Incisa nell’Identità
Un tema centrale del libro è il legame tra memoria e identità. La storia di Marjane è profondamente radicata nella Storia del suo paese, e il modo in cui la racconta diventa uno strumento di resistenza. Molti partecipanti al dibattito hanno sottolineato come il ricordo e il racconto siano potenti strumenti di affermazione personale e collettiva.
La scelta del titolo Persepolis non è casuale: rimanda alla grandiosità dell’antica Persia, prima della Repubblica Islamica, suggerendo una continuità storica che va oltre il regime politico attuale. Satrapi costruisce una narrazione che non vuole solo documentare il passato, ma anche preservare una cultura che rischia di essere cancellata o distorta.
Le scene di Persepolis mostrano il ruolo della memoria nel quotidiano: dai murales dei martiri nelle strade di Teheran alle conversazioni familiari che tengono viva la consapevolezza di un passato represso. Il dibattito ha toccato il tema di come la memoria possa essere un’ancora per chi è costretto a lasciare il proprio paese, ma anche un peso che rende impossibile sentirsi davvero “a casa” altrove.
Ribellione e Libertà: Oltre i Segni Esteriori
Uno degli aspetti più affascinanti del personaggio di Marjane è il suo continuo oscillare tra ribellione e adattamento. La sua lotta non è solo politica, ma anche profondamente personale.
La discussione si è soffermata sulla differenza tra una ribellione estetica e una ribellione interiore. Marjane deride le coetanee che credono di sfidare il sistema semplicemente truccandosi sotto il velo, ma anche lei si scontra con le contraddizioni della trasgressione. In Austria sperimenta il punk, la libertà sessuale e l’uso di droghe, ma si accorge che queste esperienze non la rendono più libera. La vera ribellione, come ha sottolineato qualcuno nel dibattito, è nel mantenere la propria coerenza interiore nonostante le pressioni sociali.
Satrapi racconta senza filtri anche i momenti in cui ha tradito questa coerenza. Una delle scene più discusse è quella in cui, per salvarsi, accusa ingiustamente un uomo innocente. Qui il libro pone una domanda difficile: quanto è facile mantenere la propria integrità quando si è sotto pressione? Il dibattito si è allargato a questioni più generali sulla giustificazione dei mezzi per raggiungere un fine, evocando anche riferimenti a Fabrizio De André e alla sua poetica sulla giustizia “al di fuori della legge”.
Il fine giustifica i mezzi? La strumentalizzazione della realtà
Uno degli spunti più dibattuti durante l’incontro è stato il modo in cui Persepolis mette in luce la tendenza delle ideologie—rivoluzionarie o repressive—ad adattare la realtà alle proprie esigenze. Il caso più emblematico è l’episodio del vicino di casa, morto di cancro, che viene trasformato in un martire della rivoluzione per rafforzare la narrazione ufficiale. Un esempio che ha suscitato reazioni contrastanti tra i partecipanti: da un lato, la facilità con cui la propaganda rielabora la verità è sconcertante, dall’altro si tratta di una dinamica storicamente ricorrente, presente in molti contesti politici e culturali.
Questa ambiguità ritorna nel corso del libro, ponendo interrogativi su quanto il contesto possa spingere le persone a compromessi morali. Il caso di Marjane che, per salvarsi, accusa ingiustamente un passante, è stato uno dei più discussi: per alcuni è un gesto inevitabile dettato dall’istinto di sopravvivenza, per altri rappresenta il segnale più chiaro di come la paura possa spingere a sacrificare i propri principi.
L’uso della menzogna—volontaria o imposta—diventa quindi un elemento chiave nella narrazione di Satrapi: che si tratti di un regime che riscrive la storia o di una bambina che impara a dire ciò che conviene per evitare guai, Persepolis mostra come la verità sia spesso una costruzione modellata dal potere e dalla necessità. Una riflessione che ha trovato ampi paralleli con altre opere e contesti storici, ampliando il dibattito oltre le pagine del libro.
Empatia e Universalità dell’Esperienza Umana
Uno degli aspetti più potenti di Persepolis, emerso chiaramente nella discussione, è la capacità di Satrapi di raccontare la sua storia in un modo che risuona con chiunque.
Mentre una prima lettura può far emergere soprattutto le differenze culturali e politiche tra l’Iran e l’Occidente, una rilettura più attenta mostra invece la profondissima umanità del racconto. La paura, il senso di perdita, la ricerca di un posto nel mondo sono esperienze che accomunano tutti.
Questo ha portato a una riflessione più ampia: se si guarda abbastanza da vicino, ogni storia è una storia universale. La vita di Marjane è segnata da eventi straordinari – guerra, migrazione, repressione – ma anche da sentimenti e scelte che ogni persona può riconoscere: il bisogno di affermare la propria identità, le difficoltà nei rapporti familiari, il senso di spaesamento in un mondo che cambia.
Il Linguaggio Grafico e la Forza delle Immagini
Il tratto essenziale e monocromatico di Satrapi ha diviso i partecipanti al dibattito. Alcuni lo hanno trovato spoglio, quasi rozzo, mentre altri hanno sottolineato come questa scelta stilistica amplifichi l’impatto emotivo del racconto.
L’uso del bianco e nero, con grandi campiture nere nei momenti più drammatici, trasforma le immagini in un linguaggio universale, capace di evocare emozioni profonde senza bisogno di realismo dettagliato. Alcuni partecipanti hanno notato l’influenza della calligrafia mediorientale nella composizione delle tavole, sottolineando come il disegno di Satrapi sia più evocativo che tecnicamente raffinato.
La graphic novel è stata anche occasione per parlare del valore del fumetto come strumento di narrazione complessa. Alcuni hanno espresso perplessità su Persepolis come fumetto, vedendolo più vicino alla letteratura, mentre altri hanno sottolineato la potenza del linguaggio visivo nel trasmettere emozioni e concetti con immediatezza.
Altri Autori e Opere Citati
Durante il dibattito sono stati menzionati altri autori e opere che hanno arricchito la conversazione:
- Fabrizio De André, in particolare La storia dell’impiegato, per il suo modo di raccontare la giustizia e la ribellione fuori dagli schemi.
- Dylan Dog, Calvin & Hobbes, Peanuts, come esempi di fumetti che, pur con toni diversi, affrontano tematiche profonde.
- Riad Sattouf, con L’Arabo del futuro, altra graphic novel che esplora l’identità e la memoria attraverso il racconto dell’infanzia.
Conclusione
Persepolis è un libro che continua a colpire, anche a distanza di anni dalla prima lettura. La sua forza sta nel raccontare la complessità dell’identità e della libertà con schiettezza e ironia, senza nascondere le contraddizioni e le fragilità della protagonista.
Nel nostro incontro, il libro è stato una lente attraverso cui guardare anche le nostre esperienze: la ricerca di un posto nel mondo, il legame con le nostre radici e la difficoltà di mantenere una coerenza interiore in un mondo che cambia.
Un libro da leggere, rileggere e discutere, perché, come tutte le storie più potenti, non smette mai di porre domande.
Note del modello di redazione
Questo report è stato generato da un modello di intelligenza artificiale a partire da una trascrizione automatica dell’incontro del book club registrato. L’audio è stato trascritto automaticamente, e successivamente il report è stato generato utilizzando i dati della trascrizione. Il report è stato in seguito condiviso, per la revisione finale, con le persone presenti all’incontro e poi pubblicato sul blog dell’associazione neu [nòi] – spazio al lavoro.