Il mare è mosso. I don’t have a dream.
Non ho fatto il militare a Cuneo, non l’ho fatto proprio.
Penso che “timely” sia un termine oscuro quanto “opportuno”.
Scavicchio, ma il vaso che mi porto dietro non riesco mica ad aprirlo…
Porto stampato in faccia un sorriso confuso e insoddisfatto, vagamente ridicolo.
Il mio bagaglio: trent’anni e una foresta di alberi e città letti in migliaia di libri, che a passeggiar pei boschi e il mondo non riconoscerei di certo. Ad aprirmi il petto, manco fossi l’armadietto dei medicinali, trovereste memoria di un qualche lancio col paracadute, del bambino salvato in un incendio, dell’inaspettato trionfo agli Oscar col mio subdolo dramma intitolato “Trame e me” .
Cos’altro nel petto di un rompiscatole pedante, videodipendente all’estreme conseguenze?
Poco sole; verità d’accertare; qualche lampo.
Mi chiamo Marco e sono assetato.
Per la mia detersione mattutina uso quel che capita, spesso prodotti di mia moglie o mio figlio; per quanto ne usi, conservo una pellaccia alquanto grassoccia. Nello specchio la concretezza opprimente e urticante della pelle irritata denuncia la complessità della mia imperfezione.
Scrivo per essere sul piatto. In gioco. Ne ho fin sopra i capelli di stare nascosto quando fuori c’è tanto vento. Così mi dico: don’t walk, run!
Sono un pesce fuor d’acqua? Correrò sulla pinna ventrale, pazienza. Correrò a mio modo!
Ebbene… da che parte?
Mi cerco addosso un biglietto da visita, ma le tasche cucite all’abito da signor piripicchio sono vuote, si svelano tali inesorabilmente.
Cerco d’individuare e disambiguare la mia qualifica: i dizionari, perfino Wikipedia, tacciono a riguardo; qualunque albo professionale si astiene di fronte alla mia completa incompletezza. Eclettica, amatoriale, per nulla dilettantistica.
“Operatore culturale”, a esempio, suona bene, un bel suono fumoso. Mah, non so, forse sotto sotto, qualcosa di più preciso, una traccia, un percorso perseguibile potrebbe ancora esserci… E però, che importa sotto sotto.
Indovinello: “Non è mio fratello, non è mia sorella, è comunque figlio della mia mamma e del mio papà”… Di chi si tratta?
L’attestazione elementare di essere, vivo, figlio, nel mondo, dovrebbe forse bastarmi?
Quali idee mi animano? Quale fede potente dirige il mio operare? Dove ardere a rinnovata vita?
Senza trombettistici PA-PA-RA-PA-PONZI di sincero nazionalismo ad accompagnarmi, sorbisco cognac dal collo impolverato di una vecchia bottiglia. Un buon cognac davvero. Non serve per vincere. Non rende indolori le sconfitte.
Occhi aperti. La nave è salpata.