Durante il nostro incontro del book club di neu [nòi] del 23 maggio, ci siamo addentrati tra le pagine di Non avevo capito niente di Diego De Silva, primo capitolo della fortunata serie con protagonista Vincenzo Malinconico, avvocato precario della provincia italiana, pensatore compulsivo, ironico, disilluso, ma sorprendentemente lucido.
Un libro che ha diviso le sensibilità di chi lo ha letto, generando un confronto vivace, attraversato da risa sincere e riflessioni profonde. C’è chi ne ha amato la leggerezza intelligente, chi ne ha apprezzato lo sguardo sociale, chi invece ha sentito una certa stanchezza per le continue digressioni e per il tono a tratti autocompiaciuto del protagonista.
Un personaggio che resta addosso
Il centro indiscusso del libro è Vincenzo Malinconico, alter ego dell’autore e voce narrante costante. Un uomo che fatica a sentirsi all’altezza, eppure riesce, quasi per caso, a cavarsela. In lui si mescolano insicurezza e autoironia, pessimismo e una forma inedita di empatia verso il mondo.
Molte persone si sono riconosciute nei suoi flussi di coscienza e nella sindrome dell’impostore che lo accompagna. Un realismo a volte spiazzante, che fa sentire lettrici e lettori come se stessero spiando la vita vera di qualcuno, più che leggendo un romanzo.
Un libro “divisivo” per natura
Come molti testi che giocano sul filo dell’ironia, anche Non avevo capito niente sembra dividere: c’è chi lo ha divorato ridendo e chi, invece, ne ha faticato la lettura a causa di alcune scene datate o percepite come poco empatiche.
Alcuni episodi – come quello in cui Malinconico pedina una ragazza – sono stati riletti alla luce della sensibilità attuale e considerati “invecchiati male”. Ma proprio questa ambiguità, per altre persone, è una delle forze del libro: mostrare il disagio e l’inadeguatezza senza edulcorarli, mettendo in scena la complessità delle relazioni e degli sguardi.
Una comicità che nasconde profondità
Molte riflessioni hanno evidenziato la capacità del libro di alternare risate e amarezza, leggerezza e critica sociale. De Silva, pur raccontando uno studio legale con mobili Ikea e un protagonista in bilico tra fallimento e autoironia, riesce a toccare temi come il precariato, la mafia, l’ipocrisia dei grandi studi professionali, la sessualità, le maschere relazionali.
Dietro le battute e i dialoghi taglienti, emergono infatti discorsi che riguardano tutti: la dignità del lavoro, il bisogno di riconoscimento, l’inadeguatezza nelle relazioni, il valore delle emozioni.
Scrittura e digressione: vizio o virtù?
Una parte del gruppo ha amato lo stile frammentato e riflessivo di De Silva, paragonandolo a Pennac o ad alcuni autori britannici del realismo ironico. Altri hanno percepito le digressioni come eccessive, a volte slegate dalla trama e quasi autoreferenziali.
Eppure, anche per chi ha trovato difficile seguire ogni svolta mentale di Malinconico, è stato riconosciuto il merito dell’autore: dare voce a una mente vera, fatta di associazioni, deviazioni, ritorni.
Ritratto di un’epoca (non così lontana)
Molte persone hanno sottolineato come il libro restituisca con precisione l’atmosfera dei primi anni 2000, tra telefonini Nokia, pantaloni a vita bassa, De Filippi in tv e caffè arredati con gusto kitsch. Un vintage narrativo che non è solo nostalgia, ma anche documento sociale.
La figura di Malinconico, pur scritta quasi vent’anni fa, appare ancora attuale: un uomo che riflette troppo, che sbaglia i tempi, che si sente fuori posto. E che proprio per questo riesce a parlare a chi legge.
Un libro da rileggere? Da consigliare?
Il dibattito si è chiuso con posizioni diverse: per alcune persone è stato un libro irresistibile, tanto da voler proseguire con il resto della serie; per altre è stato una lettura faticosa, più interessante nei temi che nella forma.
Ma tutte e tutti hanno riconosciuto una cosa: Malinconico non si dimentica. Ti fa arrabbiare, ti fa sorridere, ti fa riflettere. E, quando chiudi il libro, un po’ ti manca.
Opere e autori citati
- Mia suocera beve e Sono contrario alle emozioni di Diego De Silva (prosecuzione di Non avevo capito niente)
- Il paradiso degli orchi e La fata carabina di Daniel Pennac ()
- L’allegria degli angoli di Marco Presta
- Alta infedeltà e Come diventare buoni di Nick Hornby
- David Foster Wallace
Note del modello di redazione
Questo report è stato generato da un modello di intelligenza artificiale a partire da una trascrizione automatica dell’incontro del book club registrato. L’audio è stato trascritto automaticamente, e successivamente il report è stato generato utilizzando i dati della trascrizione. Il report è stato in seguito condiviso, per la revisione finale, con le persone presenti all’incontro e poi pubblicato sul blog dell’associazione neu [nòi] – spazio al lavoro.